Noci e gli inquieti anni Venti del ‘900
Dalla riassegnazione delle terre agli scontri tra socialisti e fascisti gli anni venti del ‘900 nocese sono contrassegnati da scontri ed addirittura da un “omicidio politico”, almeno stando alla ricostruzione fornita dallo storico locale Pasquale Gentile protagonista del secondo appuntamento del “Settembre in Santa Chiara”, ciclo di conversazioni storiche promosso dal centro culturale Giuseppe Albanese e giunto alla sua ventesima edizione. In apertura di serata, Giuseppe Basile cita Gerardo Marotta sull’efficacia della memoria e della storia in relazione alle nuove generazioni: “Soltanto nuove generazioni colte e informate possono salvare l’Europa dallo scadimento etico, morale e politico in atto”, e sulla funzione sociale: “Solo una generazione di politici educati dalla filosofia, dalla storia e dalla memoria storica può salvare il mondo”.
Riguardo al protagonista di serata, Basile dice che non serve aggiungere nulla al personaggio. Per molti Pasquale Gentile rappresenta la memoria storica della città di Noci, non solo per l’esperienza, ma anche per i molti anni dedicati allo studio della storia locale. L’argomento ha tenuto incollati alle sedie tutti gli ascoltatori, affascinati dai fatti narrati e dal modo di raccontarli del Gentile. Scordate payette e lustrini, qui si parla di fame e dolore, di una terra “che deve essere riconsegnata ai contadini” ma che dal 1848 diventa fucina di aspri scontri tra braccianti e proprietari terrieri. La vicenda apre un nuovo capitolo proprio nel 1920 in cui si fa largo l’ipotesi di assegnare le terre incolte ai reduci e ai mutilati di guerra. Insorgono le associazioni di categoria. Una vera e propria agitazione sociale che include tutti, compreso il pretore e il sindaco. I contadini allora occupano lavorativamente le terre pretendendo di essere remunerati per il lavoro svolto. Inizia una escalation di scontri durissimi tra la le leghe dei contadini e l’associazione dei reduci di guerra non solo a suon di carte bollate, in cui ci si ribatteva la responsabilità di “rubare” i soci da una parte all’altra pur di poter lavorare la terra, ma anche fisici. In uno scontro tra gli Agrari e Camera del Lavoro viene ferito anche un bambino.
Politicamente la situazione precipita. Il sindaco Vincenzo Guerra viene raggiunto da una condanna penale dal Tribunale di Bari facendo decadere il Consiglio Comunale. Nelle elezioni di ottobre viene rieletto, ma lo spettro di una nuova condanna del Tribunale di Trani questa volta, a pochi giorni dal Natale, fa ricongelare tutto, ma il consiglio comunale rimane in piedi perché la sentenza ultima è stata cassata dalla Corte di Cassazione. Tra la popolazione i malumori restano, e nel frattempo arrivano i fascisti. Il 15 maggio del 1921 durante le elezioni si configurano due fatti criminosi. Il primo alla sala di musica, sede elettorale, in cui alcuni socialisti attentano alla vita di due fascisti che presiedevano il seggio. Un secondo presso l’attuale Largo Sottotenente Rotolo in cui viene assassinato Oronzo Loperfido reo, secondo i suoi uccisori, di essere passato dai socialisti ai fascisti. La Procura di Bari avvia un processo unico per tutti gli scontri della giornata e condanna tre persone per l’omicidio Loperfido, che da allora diviene “martire fascista”, ed una per il tentato omicidio dei due fascisti alla sala di musica.
L’esemplare lavoro di ricostruzione di Gentile ha scoperchiato un mondo, quello nocese degli anni venti del 900, in cui per fame o per ideologia politica non vi era molto spazio per il dibattito democratico. Le azioni, talora violente, erano mirate ad una risoluzione immediata e senza compromessi dei problemi di vita che in quel momento vivevano i nocesi.